Tutto avvenne nell'estate del 1920
Il celebre psicanalista Carl Gustav Jung, noto per aver
fatto coesistere psicanalisi, paranormale e gnosticismo
(vedansi i suoi Sermoni dei morti), si trovava a Londra
per partecipare ad una serie si seminari organizzati e coordinati
da un suo amici medico, il quale aveva provveduto anche
a trovargli un alloggio: un ameno cottage nel Buckinghamshire
(risalente forse al XVII o al XVIII secolo), poco distante
dal paese più vicino.
L'edificio, nello specifico, era a due piani, e formato
da due ali collocate ad angolo, in una delle quali si sistemarono
Jung e il suo amico medico.
Al piano terra si trovavano la cucina, la sala da pranzo
e una veranda che dava rapido accesso al giardino.
Al primo piano potevamo trovare anzitutto un lungo corridoio,
dal quale si poteva accedere ad un'ampia camera da letto
con un camino; ai due lati del corridoio si trovavano diverse
camere da letto, ove avrebbero dormito il medico e gli ospiti.
La prima notte, Jung potè godere di un buon sonno
ristoratore, che agevolò le sue attività del
giorno seguente.
Ma, da quanto egli racconta, la seconda notte, si ritirò
verso le 23 ma, benché stanco, non riuscì
ad addormentarsi, in quanto percepiva una sorta di irrigidimento
delle membra e, nondimeno, uno sgradevole odore nella stanza.
Benché a fatica, accese una candela, e notò
che le finestre erano aperte: all'esterno non sentiva nulla
che potesse sembrare l'odore che sentiva dentro la camera.
Rimase in quello stato sino alle prime luci dell'alba, quando
quelle spiacevoli sensazioni cessarono e potè così
addormentarsi tranquillamente sino alle nove del mattino
circa.
La terza notte, si ripresentò la fenomenologia: benché
le finestre fossero aperte , dentro la stanza si sentiva
comunque un fetido odore, di ignota provenienza, il quale
alla fine stimolò la curiosità del ricercatore:
dove aveva sentito ancora quell'odore acre, malato?
Nella clinica ove lavorava all'epoca era venuto a contatto
con un'anziana donna malata di carcinoma… Nel mentre
delle sue riflessioni, Jung cadde in un irresistibile torpore
e sentì come un gocciolare: aveva lasciato aperto
il rubinetto?
No, nella camera non c'era acqua corrente…Pioveva,
forse? Poteva essere...ma il tempo era stato bello tutto
il giorno! Allora vi era una perdita dal tetto? Accese la
candela, solo per constatare che...non vi era alcuna perdita.
In più, il cielo era stellato…cosa stava succedendo?
Alle prime luci dell'alba il rumore cessò, consentendo
a Jung di addormentarsi
E se il rumore fosse dovuto a dei tarli nel letto? Lo psicanalista
tentò in seguito, a mente fredda, di fornire spiegazioni
razionali alla fenomenologia sopra descritta.
La sera del successivo fine settimana, si ripresentò,
esattamente come la volta precedente: l'irrigidimento, l'odore
acre, ma non solo… Cosa stava strisciando lungo le
pareti? Cos'era quel rumore di mobili? E quella specie di
vento?
Ma all'esterno tutto era calmo! In presenza della luce della
candela, non vi era alcun rumore, ma quando tornava il buio,
tutto ricominciava.
La notte seguente, tutto si ripetè, solo fu peggio
delle altre volte, tanto che Jung iniziò a sospettare
che qualcosa di paranormale stesse avvenendo sotto i suoi
occhi, nella sua camera: com'era possibile che tutti gli
altri ospiti avessero dormito bene?
Nel corso del terzo fine settimana, la fenomenologia si
intensificò ulteriormente: colpi che sembravano martellate
sui muri e rumore come di tempesta…la casa doveva
essere infestata, pensava Jung, benché l'amico mi
derida, la casa deve essere infestata!
Notò in seguito un particolare non certo rassicurante:
le domestiche, durante una conversazione con lui, visibilmente
agitate, manifestarono l'intenzione di voler lasciare la
casa prima del calar del sole. Perché?
L'abitazione era infestata: non si era accorto, dottor Jung,
del basso prezzo con cui vi eravate procurato un alloggio?
Fu tuttavia durante il quinto fine settimana che si produsse
il fenomeno più interessante, che mise a dura prova
Jung.
La fenomenologia era iniziata come di consueto: fruscii,
rumori, colpi sui muri, ma c'era qualcosa di più?
Chi c'è accanto a me? C'è qualcuno…
A fatica, Jung aprì gli occhi e …"accanto
a me sul cuscino vidi la testa di un'anziana donna che mi
fissava; l'occhio destro era quasi completamente strappato,
le mancava la metà sinistra del volto fino all'occhio".
Alla luce della candela, l'apparizione cessò: il
tutto non durò più di due secondi. Inutile
dire che il giorno seguente, lo psicanalista chiese e ottenne
l'assegnazione di un'altra stanza, ove potè finalmente
riposare tranquillamente.
Quando giunse il momento di ripartire da Londra, per non
esser reputato pazzo, Jung volle che il collega e amico
medico trascorresse anche solo una notte nella stanza infestata
e gli facesse sapere se qualcosa era avvenuto e cosa.
Questi, recatosi al cottage in solitudine, sistemò
una brandina nella veranda e si mise a dormire, o meglio,
credeva di farlo: dapprima colpi nel corridoio, poi rumori
di passi, una sedia che iniziò a scricchiolare quando
i passi parvero fermarsi davanti alla porta…
Come sistemò in giardino la brandina potè
dormire tranquillo.
Come tentò Jung di spiegare la fenomenologia infestatoria
come una mera esteriorizzazione di materiale proveniente
dal suo inconscio (del resto, come rilevato precedentemente,
non aveva conosciuto un'anziana donna prossima a morire
di cancro?).
Se davvero era tutto un prodotto dell'inconscio,
come mai si manifestava soltanto in quella casa e non in
altre situazioni? E, inoltre, se tutto era legato soltanto
a lui, come mai altre persone (l'amico medico) ebbero le
medesime spiacevoli esperienze stando in quel cottage?
.
Ad ogni modo, qualcosa insegnò a Jung questa esperienza…e
qualcosa di molto pragmatico: come ebbe a dire nel 1933
ad un gruppo di allievi e pazienti, riferendosi al fatto
di trovarsi in generale in un luogo infestato, "il
modo migliore di risolvere una cosa del genere è
quello di togliersi di mezzo, e non quello di togliere di
mezzo il fantasma".
Dichiarazione certamente pragmatica ma, aggiungo io, se
si provasse a studiare il fenomeno? Sempre che uno sia interessato
a conoscere: io, personalmente, lo sono, e correrei il rischio.
E voi?